In Italia, da qui al 2020, il movimento verso l’efficienza energetica potrebbe muovere 10-12 miliardi all’anno di investimenti che potrebbero generare tra i 50 e i 60 miliardi di giro d’affari. La stima appena accennata, è dell’Energy Efficiency Report 2015 (redatta da Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano). In tempi magri come quelli che stiamo ancora attraversando, una prospettiva di questo genere deve almeno essere esaminata con attenzione. Il tema dell’efficienza energetica e dell’ancora più forte rispetto dell’ambiente, è evidentemente uno di quelli “di giornata”. Occorre però valutare bene che cosa fare. Per migliorare la qualità dell’aria, per esempio, le limitazioni al traffico sono inefficaci. Si tratta di scelte di breve periodo, utili “alla politica” per evitare altre scelte più complesse. Che tuttavia sono quelle che possono fare di più e sulle quali le imprese possono avere un ruolo importante. Basta pensare a quanto si può fare nell’edilizia. C’è una enorme vetustà degli immobili costruiti negli anni in cui non erano necessarie certe attenzioni. L’89% del parco edilizio nazionale è stato costruito prima del 1991, anno in cui è entrata in vigore la legge 10/91 (Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale); si tratta di oltre 10 milioni di edifici. L’efficientamento energetico di tali immobili sarebbe un grande successo per l’ambiente e per la qualità delle vita. Oltre a tutto questo, d’altra parte, un’azione di questo genere contribuirebbe fortemente al rilancio delle PMI edili con il loro carico di occupazione, ma anche dell’intero sistema dell’indotto edile che potrebbe essere coinvolto. Tutto ciò, quindi, provocherebbe una importante ricaduta sull’occupazione, sullo sviluppo delle imprese e sul Pil. Oltre a far risparmiare soldi alle famiglie. Detto questo, se si guarda al sistema dell’efficienza energetica in Italia, è possibile identificare due strutture di filiera. La prima, che contraddistingue particolarmente il mercato residenziale e per cui transitano ogni anno circa 2.700 milioni di euro in interventi, è caratterizzata dalla presenza di operatori non specializzati in materia di efficienza energetica. La seconda, che contraddistingue sia il mercato terziario (sia pubblico che privato), che quello industriale e per cui transitano ogni anno circa 2.500 milioni di euro, è caratterizzata dalla presenza di player specialisti in materia di efficienza energetica. Dal nostro punto di vista, è in particolare l’edilizia residenziale che va messa al centro dell’attenzione e che rappresenta la vera criticità. Guardando a questo fronte, esistono PMI in grado di intervenire con efficacia, ma serve anche un forte ruolo delle Amministrazioni locali. Queste, per esempio, possono individuare come priorità l’attuazione di un piano energetico attraverso l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare (cominciando anche dal patrimonio delle PA.), ma possono promuovere politiche di sensibilizzazione al tema e favorire aggregazioni di nuovi player più capitalizzati e soprattutto lavorare per superare un quadro finanziario non del tutto preparato coinvolgendo fondi di investimento e le Esco presenti sul territorio come strumento tecnico operativo. E’ anche da questi aspetti che passa il possibile sviluppo del sistema delle PMI in Piemonte e in Italia. Ed è per questo che il tema è all’attenzione del sistema delle Piccole e Medie Imprese che API rappresenta.
Massimo Guerrini